giovedì 30 aprile 2009

e lucean le stelle...



così il direttore del museo del fumetto di lucca, angelo nencetti, presenta la mostra 'e lucean le stelle...', che si terrà proprio al muf dal due maggio al trentuno dicembre duemilanove. per scuriosare nella gallerie fotografica, in anticipo rispetto all'inaugurazione, fate click qui.

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mercoledì 29 aprile 2009

grand hotel 'il seminario'

capita che un gruppo poco nutrito di giovani pre-adolescenti giunga al compimento di un percorso. in questo caso 'spirituale' e di 'fede'. un percorso che culmina con la confermazione, o cresima. quanta onestà di spirito ci sia dietro questo gesto, almeno per dei ragazzi poco più che dodicenni, proprio non lo so. né m'interessa saperlo. non ora, almeno.

capita che per festeggiare questo evento si decida di trovare uno spazio abbastanza ampio da contenere tutti i ragazzi con i loro familiari e amici. una decisione che premia la 'comunità', quindi. cosa assai rara. la tendenza degli adulti maturi è infatti di accentrare solo sul proprio pargolo ogni tipo di attenzione.

capita che per restare vicini al clima della confermazione si pensi ai locali del seminario come sede dell'atteso convivio. e capita altresì di vedere mamme indaffarate a pulire, sgombrare, allestire, apparecchiare e rassettare una volta conclusa la festa. restituendo di fatto allo spazio quel po' di dignità che merita e che prima non aveva.

capita poi che i responsabili della struttura chiedano una cifra complessiva di circa 400 euro. una quota giudicata sufficiente e necessaria a fronte del servizio offerto con la concessione di questo luogo.

detto ciò, alla fine capita che qualcuno possa fare delle considerazioni di merito.
ma io, stavolta, mi astengo.

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venerdì 24 aprile 2009

rat-man, sei giallo! proprio come napoli comicon


a napoli è nuovamente di scena il fumetto.
ormai i festival si moltiplicano, rincorrendosi. alcuni decollano (bilbolbul), fatti salvi i finanziamenti che mi auguro possano continuare; altri si barcamenano (torino comics); altri ancora sono da mettere a fuoco. poi c'è lucca, che sia per il pubblico sia sia per il mercato -ma non per tutti i critici- resta la prima pizza d'italia. un luogo che però può -anzi, deve- crescere ancora. soprattutto per quel che riguarda il programma culturale. come a dire: meglio dettare le regole che farsi guidare dalle proposte degli editori. ma ci sarà tempo anche per recuperare questa stimolante dimensione propositiva. o almeno è quel che mi auguro e spero.

da oggi, e fino a domenica 26 aprile, quindi, napoli è 'comicon'. l'undicesima edizione del salone si tinge di giallo, mette in mostra tanino liberatore e il suo manifesto, prepara la torta di compleanno per rat-man con 20 rat-candeline su cui soffierà il papà leo ortolani.

a napoli ci sarà anche molto altro, compresa un'amteprima (mondiale?) di venti minuti del film wolverine (al cinema dal 29 aprile). attesa è anche la presentazione della nuova rivista della coniglio, animals (che invece sarà in edicola a partire dell'otto maggio). ho scritto una breve presentazione per 'in fumo' di exibart.

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giovedì 23 aprile 2009

fuga dai domini .it


da non credere.
ho parecchi domini, la maggior parte dei quali (punto)it.
altri ne ho avuti, altri ancora li ho acquistati per conto di enti privati o persone fisiche (ovviamente diverse da me). tutto tramite aruba, che continuo a ritenere il miglior gestore. o, meglio, il gestore che più di altri risponde alle mie necessità rispettando le buone regole dell'assistenza e mantenendo i prezzi a un livello accettabile (e accessibile).

dall'acquisto all'attivazione del dominio, in genere trascorrono ventiquattro, quarantotto ore al massimo. non mi è mai capitato di dover attendere oltre. tutto fila liscio con domini .net o .info (giusto per citare alcuni di quelli che ho acquistato di recente). ma da un po' di tempo a questa parte, quando si vanno a toccare i domini .it, le cose cambiano, eccome.

non certo per merito di aruba. che, anzi, si mette a disposizione dell'utente ben oltre le proprie possibilità e competenze. il problema è il registro. perché i domini nazionali, come ben sappiamo, prima dell'attivazione devono essere inseriti nel registro del ccTLD 'it'. quindi occorre spedire la famosa lettera lar (lettera assunzione responsabilità) a un certo numero di fax. destinazione? pisa.

finora, ad ogni fax spedito ha corrisposto un'attivazione. bene, il sistema funziona. anzi, funzionava. perché da un po' di tempo capita che ad ogni fax, anziché l'attivazione, corrisponda una mail in cui puntualmente si dice che no, il documento era illeggibile, oppure spedito a un numero sbagliato, oppure di nuovo parzialmete leggibile.

utilizzo un fax che spedisce e riceve da tutto il mondo senza alcun problema. ma forse le linee che collegano lucca a pisa sono compresse dalla presenza del monte san giuliano.

dopo settimane di inutili tentativi ho provato a spediri quattro fax consecuitivi, tutti contenete la stessa lar. almeno uno di questi, ho pensato, lo prenderanno in considerazione. e invece no. a quel punto ho contattato telefonicamente il centro assistenza di aruba.

l'operatore, gentilissimo, mi ha spiegato che se desidero cambiare il dominio (da .it a .net), be', è possibile. e mi ha perfino descritto la procedura. poi, andando avanti, dopo aver raccontato il problema, mi ha risposto che sono in molti a segnalare questo tipo di defezione. 'non è colpa del suo fax' mi ha rassicurato l'operatore. sembra che al registro abbiano troppo lavoro da svolgere, quindi rispondono 'no grazie, il fax non si legge', giusto per prendere tempo. e così la gente o si stufa e lascia perdere o fugge dai domini.it.

apro quindi un ticket. dopo varie avventure, e in via del tutto eccezionale, il servizio online di aruba mi offre la possibilità di inviare loro, in formato pdf, la lar scansionata e firmata. lo faccio, la invio, loro la inoltrano al registro e dopo un paio di giorni (a oltre un mese dall'acquisto del dominio) eccolo qua il mio bel sito da sviluppare. finalmente sono pronto per cominciare. ho in mano l'ftp.

dopo questa storia, ciò che consiglio, sempre che le cose non cambiano, è che se proprio dovete registrare un nuovo sito, be', cercate di scegliere un dominio diverso dal .it.

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mercoledì 22 aprile 2009

l'ira dei sorcini

la libertà di critica e d'espressione appanna e offende i fan. quelli veri, che per amore difendono il proprio idolo. che sia televisivo, musicale, appartenente al mondo dell'arte alta o della letteratura. lo fanno come se si trattasse di un figlio o di un padre.

così, scrivendo un articolo di commento sulla presenza di renato zero ad x-factor, pubblicato su lo schermo, mi sono tirato addosso la disapprovazione dei sorcini.

"Capisco che ognuno può dire ciò che vuole ma la recensione su un grande artista come Renato Zero è davvero una vergogna. Ci si dovrebbe prima mettere in discussione per capire se si è capito cosa lo stesso volesse dire con "quelle parole spese" prima dell'invito... Io sono piuttosto lontano dalla spiegazione della recensione non firmata. ASSENTE l'autore. Grazie e scusate per aver sottolineato." [m.p.]
unico appunto in risposta. l'articolo è firmato.
eccone un altro paio...


"salve! vorrei reclamare ciò che ha scritto gianluca testa riguardo l'apparizione di renato zero ieri sera a x-factor... mi piacerebbe sottolineare che l'ultimo album di renato zero "Presente" ha ottenuto 3 dischi di platino in una settimana e quindi non credo proprio che abbia bisogno di pubblicità... forse caro giornalista dovrebbe sapere che renato ha accettato di andare ad x-factor dopo un dialogo con facchinetti alla radio e dopo aver avuto un chiarimento con lui... ma mi pare che lei in questo articolo non ha fatto altro che criticare ogni gesto e ogni parola di renato zero... odio o che cosa?..." [s.]
"Ciao, ho letto l'articolo dedicato a Renato Zero e alla sua partecipazione alla finale di x factor: devo dirvi che sono molto deluso, screditare in questo modo un grande artista come Renato Zero; Renato è, è stato, e sarà un grande della musica italiana e mi dispiace che sia screditato da voi in maniera così gratuita. Grazie." [p.]
certo che la suscettivilità dei sorcini è estramamente delicata. tant'è che oggi non solo il sito ufficiale di renato è inaccessibile, ma anche lo 'zeroforum' è temporaneamente chiuso. si legge sulla prima pagina: 'causa pubblicazione di articoli indesiderati il forum rimarrà chiuso fino a nuove disposizioni'.

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martedì 21 aprile 2009

x-factor 2009, matteo becucci, il telefono e l'abbandono

matteo becucci

ci sono diverse buone ragioni perché mi allontani progressivamente da x-factor.

il motivo per cui ho iniziato a seguirlo è legato al nome di matteo becucci, poi eletto vincitore per soli sedici voti di scarto. ho scoperto che avrebbe partecipato al programma girovagando su youtube. al tempo era la voce dei mr pitiful, soul band della mia cttà. e in quel momento mi sembrava divertente poter seguire qualche puntata. chissà, magari sarà subito eliminato. e quindi il 'gioco' si esaurirà nel giro di un paio di settimane. o forse no.

infatti matteo è arrivato fino alla fine. ed è andato oltre.
ma quest'esperienza, così debole e invadente, mi ha costretto alla visione costante di un programma. fatto, questo, che di per sé cozza contro la mia natura, poco incline alla perserveranza e alla fidelizzazione (seppur televisiva)...

questo mi ha fatto sentire libero. dai vincoli, dai condizionamenti, dalle contaminazioni. non c'era nessuno da far necessariamente felice. nessuno da accontentare forzatamente. anche perché, lo ammetto, non riuscirei nell'impresa. neppure se lo volessi. così, con onestà di pensiero e di critica, è stato piuttosto divertente analizzare lo sviluppo del talent di puntata in puntata. evidenzianto quanto di buono è stato fatto, senza però risparmiare disapptrovazioni e giudizi critici. che a volte sembra persino siano stati ascoltati.

ora che matteo ha vinto, il rischio è di scivolare nel frullatore mediatico assieme a tutti gli altri. è stato bello, d'accordo. un esercizio di stile e libertà attorno a un mondo futile e popolare. in questo circo che è la comunicazione, contaminato dai paradossi del costume, be', fortunamente c'è anche l'arte.

e soprattutto ci sono le persone. se non ci fosse stato x-factor probabilmente non avrei stretto amicizia con fabio, chitarrista dei mr pitiful. dopo tante telefonate ci siamo incontrati per un'intervista-aperitivo, un po' di sere fa, molto prima della finale. ed essendo una persona di buon senso, ora che la vera avventura di matteo sta per iniziare, lui ha pensato bene di dedicarsi di nuovo alla sua vita, a tempo pieno. già dalle prime ore. e questo gli fa onore.

la prima giornata del post-premiazione è stata poi scandita da telefonate e contatti. con lo stesso fabio, coi colleghi e con fabrizio (bassista dei mr). stava uscendo dall'albergo di milano insieme a matteo e a sua moglie chiara, con cui ho parlato per pochi minuti. era felice, come tutti. tanto felice che per poco i due hanno rischiato di scordarsi il trofeo di x-factor nella camera d'albergo. cose che capitano.

dopo quest'ultima fatica, dopo gli articoli scritti e le parole spese e ricevute, credo che la mia personale avventura col talent si sia esaurita con quell'ultima telefonata. ora è tempo di pensare ad altro. proprio come ha fatto fabio. ché di cose ben più importanti ce ne sono. eccome.

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domenica 19 aprile 2009

x-factor 2009, matteo becucci ha 10 buone ragioni...

matteo becucci e i mr. pitiful

la città di lucca ha dimenticato di averlo adottato. e si è forse scordata di possedere, almeno geograficamente, i mr. pitiful. cioè la soul band che per dodici anni ha avuto matteo becucci come vocalist.

a scordarsene sono soprattutto i media, generalmente attenti verso ogni qualsivoglia passaggio televisivo di personaggi più o meno noti. con loro ci sono le amministrazioni locali, che sfruttano ogni occasione per sottolineare passaggi d'immagine su piccolo schermo.

con matteo becucci e i mr. pitiful questo non è successo. ma sono quasi sicuro che dopo stasera, giorno della finalissima di x-factor 2009, ci sarà senz'altro gente pronta a ricredersi e dire che 'sì, ti ho seguito fin dall'inizio. per questo t'invito a tenere un concerto. ma porta anche la televisione, eh...'.

su lo schermo ho scritto dieci ragioni per cui matteo becucci, stasera, potrebbe vincere davvero. eccole qua...


D'accordo, la sua battaglia è già vinta. Fino al dicembre scorso il suo mestiere era di compilare buste paga. Ora farà il cantante, vada come vada. La finalissima di X-Factor 2009 decreterà un solo vincitore, cui andrà un contratto discografico da 300mila euro. Siamo però convinti che nonostante l'esito del televoto Matteo Becucci realizzerà il sogno di diventare finalmente un cantante di professione. Uscirà ugualmente sul mercato con uno o più album (tema su cui c'è grande riserbo) e farà concerti e sarà invitato come ospite alle trasmissioni più varie. Ora, al di là del successo già conquistato, c'è comunque una finale da affrontare. Noi abbiamo dieci buoni motivi per credere nella sua vittoria. Quali? Questi...

Primo: perché ha una bella voce. E questo è un dato innegabile, da non contraddire. Se ci sforzassimo nel tentativo di pensare a un paragone celebre, ecco, verrebbe fuori senz'altro il nome di Fabio Concato. L'avevamo detto in tempi ormai lontani. Poi gli Spostati di Radiodue hanno ripreso il confronto in trasmissione. Un confronto che, a loro dire, avrebbe fatto scivolare Matteo nell'anonimato dei 'già sentiti'. Il loro pronostico, però, è stato smentito.

Secondo: perché sa cantare. E lo fa bene. Sale e scende di tono, sussurra prima di tirar fuori una potenzialità vocale che in quel momento non ti aspetti. Ma senza urlare. Mai. E questo è anche il frutto di anni di lavoro con la band dei Mr. Pitiful, cui deve senz'altro molto. Già prima di X-Factor. Becucci, in tante puntate, non ha mai sbagliato un'intonazione.

Terzo: perché è il più scaricato da iTunes. Un fatto che dimostra quanto la sua popolarità sia diffusa. La gente scarica le sue canzoni, quelle di un 'quasi' sconosciuto, e le carica sul proprio iPod. Scarica le canzoni di Matteo Becucci piuttosto che i brani di celebri autori nazionali e internazionali. E questo significa che la sua presenza sul mercato sarebbe più che giustificata. Significa che al pubblico piace, eccome.

Quarto: perché non è mai andato al ballottaggio. Vale lo stesso discorso fatto per iTunes. Matteo, assieme ai The Bastard son of Dioniso, è l'unico a non aver mai rischiato seriamente l'eliminazione. E a questo punto, dando per scontata la validità del televoto, significa che ci sono migliaia e migliaia di persone che ogni settimana attingono quattrini dalle proprie tasche per offrire a questo ragazzo l'opportunità di entrare nel macromondo semi-blindato della discografia italiana. E' davvero improbabile che il tradimento si compia proprio l'ultima sera.

Quinto: perché ha un bell'aspetto. Nonostante le critiche al look, a volte giudicato 'troppo giovanilistico' e altre volte 'inadatto', Matteo Becucci ha una bella faccia. Volto pulito, carnato chiaro, riccioli biondi. E poi c'è quell'espressione un po' furbetta che lo rende simpatico. A volte sembra estraneo e distaccato. Come a dire: 'Dé, son qui, ma vada come vada...'. Una distanza emotiva che, nel contesto televisivo, al di là di ciò che sente davvero, lo dipinge come una persona piuttosto sicura e, quindi, rassicurante.

Sesto: perché è classico. Nel senso più commerciale del termine. Se le trasmissioni estive che propongono i revival anni Sessanta, Settanta e Ottanta hanno così tanto successo, e se al festival di Sanremo trionfano Arisa e Marco Carta, be', significa che i gusti della maggioranza sono questi. La canzone italiana d'autore vince sul rock nostrano. E quindi Afterhours, Marlene Kuntz, Baustelle, Linea 77 e altri ancora resteranno appannaggio di pochi. Musiche scelte per un pubblico d'élite. Tant'è che fra gli inediti proposti nella semifinale di X-Factor, il migliore, alle nostro orecchie, è sembrato senz'altro quello dei Bastard. Un motivo in più per far ottenere a Matteo maggiori consensi.

Settimo: perché ha 38 anni. Lo diceva l'amico di Matteo, Fabio Pierotti, seduto con noi a un tavolino del bar giusto poche settimane fa. "La televisione non ha mai lanciato talenti a quell'età. Sarebbe un pericoloso precedente". Ma così sarà. Anzi, così è. I suoi 38 anni, Matteo, se li porta davvero bene. E questo è un bene. Essere il più 'vecchio' fra i concorrenti in gara, però, gli offre altri vantaggi: maggiore maturità vocale, più ponderatezza nelle relazioni, più sicurezza nell'affrontare il palco e, perché no, maggiori apprezzamenti da parte di un pubblico che abbraccia ormai più generazioni. Tutta gente disposta a votarlo e a comprare poi i suoi cd.

Ottavo: perché ha una bella famiglia. Con il talento, questo, non c'entra nulla. Però la televisione è fatta di immagini in movimento che raccontano storie. Tra queste c'è quella di Matteo Becucci, unico concorrente ad avere una famiglia già 'fatta'. C'è una moglie che lo segue in ogni puntata e ci sono due bellissime bambine che guardano papà (anzi, babbo) in tivvù, a casa. Facchinetti regala loro il suo Uomo Ragno e le bambine vanno a far visita agli studi di via Mecenate, a Milano. Insomma, il quadretto della bella famiglia unita, in un'Italia condizionata dagli imperativi del Vaticano e da separazioni e divorzi in costante aumento, ecco, in quest'Italia della disgregazione sociale e sentimentale, storie come queste sono premiate dal pubblico.

Nono: perché è naturale. Canta come se passeggiasse. Si esibisce sul palco come se si provasse sulla terrazza Mascagni, a Livorno, una domenica pomeriggio. Insomma, tutto gli riesce facile. O almeno così sembra. Anche quando canta con potenza, il volto non si contrare mai. Non c'è sforzo né fatica. E in questo modo è capace di cantare qualunque brano. Qualunque.

Decimo: perché è onesto. Non maschera gli errori né ti manda a dire cosa pensa. S'incazza durante le prove se qualcosa non va. E quando qualcosa va storto (vedi la volta di Baglioni), tutto va storto. Forse non sarà la caratteristica propria di un professionista. Ma è quello che la gente apprezza.

Detto questo, ciò che ci auguriamo (e gli auguriamo) è di arrivare prima degli altri. Anche se, ammettiamolo, qualunque sia il verdetto espresso dal televoto di domenica sera, Matteo Becucci ha ugualmente vinto la sua battaglia. Farà i suoi dischi, canterà in giro per l'Italia, sarà ospite di trasmissioni più o meno importanti. E, quindi, diventerà un cantante 'vero'. Crediamo che per un po' potrà scordarsi le buste paga. Perché il suo mestiere sarà quello di cantare.

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mercoledì 15 aprile 2009

da animals a charles burns

gipi
-copertina del primo numero di animals
-
dall'otto maggio zeronove in edicola


d'accordo, è ancora presto per dirlo. ma animals promette davvero bene.
per me, che sono un grande sostenitore di internet e della rete in genere, la carta, soprattutto se a colori, ha un fascino senza pari. perché 'sfogliare' è diverso dal 'navigare'.

nonostante questo credo nello sviluppo del web 2.0, fatta eccezione per l'orticaria che mi provoca facebook. e quando si ama qualcosa e non si è accecati, forse è anche possibile riconoscere limiti e difetti. le pagine patinate o, meglio, opache, se illustrate e ben stampate, non possono né potranno mai essere messe a confronto coi pixel di un jpg.

e in un momento particolarmente delicato per tutta l'editoria italiana, la coniglio sforna un nuovo prodotto che, nelle intenzioni, potrebbe -anzi, dovrebbe- sopperire a un vuoto durato quasi un ventennio.

l'avventura sta per iniziare. i più curiosi e fortunati scopriranno di che si tratta già a napoli comicon (dal 24 al 24 aprile duemilanove). per gli altri non resta che attendere l'otto maggio, raggiungere l'edicola o la fumetteria, e chiedere 'animals, silt vous plez...'.

intanto si comincia con la copertina della guest star, gipi. che qui ripropongo per gentile concessione della coniglio, cui mi sono rivolto forzando un po' i tempi (grazie alessio) per buttar giù una prima presentazione, pubblicata su in fumo di exibart. l'articolo lo potete leggere facendo click qui.

ah, quasi dimenticavo. la settimana scorsa, sempre su exibart, sempre su 'in fumo', c'è un'intervista a uno degli autori americani (underground? macché) che più apprezzo. chi? charles burns, l'irvine welsh della letteratura disegnata. l'intervista è stata raccolta a bologna da alessandra cavazzi.

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martedì 14 aprile 2009

x-factor 2009, noemi e briciole d'intervista

seguo x-factor ormai da qualche mese. dal suo inizio, direi.
è il primo reality -meglio definirlo talent- di cui non perdo una puntata. no, non sono un fan né un fanatico né uno pronto a idolatrare chicchessia. solo che stavolta, fra i concorrenti, c'era un 'quasi' vicino di casa: matteo becucci. canta -anzi cantava- coi mr. pitiful, soul band lucchese. da lì l'idea di seguire la sua avventura su raidue. e ho scoperto con meraviglia che al di là delle pagliacciate cui la tivvù ci sottopone con consapevolezza e strana coscienza, be', quel programma -o talent- non è poi così male.

perché? primo, chi partecipa ha davvero talento. secondo, si affronta la musica con 'rispetto' in una prima serata rai, di solito dedita all'intrattenimento tout court. terzo, è possibile ascoltare brani dimenticato o volutamente snobbati altrove con arrangiamenti nuovi e di straordinario interesse. tutto il resto è cabaret. o quasi.

report, interviste, commenti e critiche sono state scritte e pubblicate sul quotidiano loschermo.it, che per stavolta è uscito dai confini territoriali. ebbene, l'ultima intervista raccolta ha per protagonista noemi, o veronica scopelliti. l'ultima eliminata prima della semifinale ha già un album omonimo pronto all'uscita (24 aprile). ripropongo qua la chiaccherata che abbiamo fatto pochi giorni fa...


Noemi è l'ultima concorrente eliminata da X-Factor. Ma sarà la prima ad uscire con un album tutto suo, il 24 aprile. Lei che ha attirato su di sé l'attenzione del pubblico fin dai tempi del bootcamp, è una delle migliori rivelazioni del programma. Quel suo modo di cantare così vibrante, la sua voce profonda, graffiante e perfino 'rugginosa', be', rende Noemi una singer inedita e accattivante. Morgan non è stato il solo a capirlo. Una voce nuova, la sua, che ha ancora molto da dimostrare. Ora si deve lasciar scoprire. E così la raggiungiamo durante una pausa del post-Factor, consapevoli che parlare con lei, stavolta, non sarà come quando avevamo di fronte altri concorrenti. Almeno non quelli usciti finora. «Ponto?». E' Noemi. Ed è in un bar. Esce per parlare con noi ma rischia d'esser colpita da una pallonata. Ci sono dei ragazzetti che giocano, lì fuori. E lei è finita inavvertitamente fra i pali. Cose che capitano. Schiva il pericolo, si mette in salvo, e cominciamo. «Eccomi qui, finalmente libera. Dimmi tutto...».

Noemi, prima di tutto l'album. Uscirà il 24 aprile. Il singolo «Briciole» già passa in radio da qualche giorno. Puoi dirci qualcosa di più?
«Certo. E' un piccolo album che conterrà cinque inediti e due cover. Porterà il mio nome, 'Noemi'. E' una straordinaria opportunità che mi ha offerto la Sony, cui è piaciuto il lavoro che ho fatto prima (e durante) la trasmissione».

Però non si tratta di un 'istant-album', vero?
«Nient'affatto. E' il compimento di un progetto molto bello nel quale sono coinvolti gli amici di sempre, quelli con cui ho collaborato in questi ultimi anni. Insomma, è andata così: avevo delle canzoni già pronte, le ho proposte alla Sony e sono piaciute. Così nasce l'album».

E il singolo «Briciole»?
«E' l'inedito che avrei dovuto presentare in semifinale, ad X-Factor. Se solo fossi andata avanti... Da circa una settimana è trasmesso da alcune emittenti radio».

Parlaci degli altri brani.
«La componente dominante è dettata da ritmi blues. Quelli che mi stanno più addosso e che sento più 'miei'. Ma c'è anche l'influenza del jazz. Generi, questi, che mi hanno permesso di realizzare un album che, di fatto, possiamo definire 'pop'. Il risultato è un crossover musicale che riesce a stemperare l'atmosfera».

Ora stupiscono i tempi. Appena uscita dal programma, c'è già un album pronto al lancio. Chi ti ha accompagnata in questo percorso?
«Innanzitutto la Sony, che mi è stata molto vicina. Ma la mia storia, il mio percorso artistico, da ventisettenne quale sono, è comunque piuttosto lungo. E in questo primo prodotto c'è il segno forte degli amici musicisti, quelli con cui ho collaborato prima di X-Factor. I pezzi, quindi, già esistevano. E sono molto felice che siano stati selezionati brani composti da loro».

In questo senso la tua partecipazione a X-Factor, e di conseguenza il successo che hai ottenuto, ha facilitato il compimento di un sogno.
«Devo dire che sono molto contenta di aver portato questo gruppo di lavoro alla conclusione di un percorso che, di fatto, trova il suo picco nella pubblicazione di questo album».

'Noemi', appunto. Il primo album inedito dei concorrenti di X-Factor 2009. Un'uscita a trasmissione ancora in corso...
«Vedi, c'è una cosa che mi stupisce: le persone che guardano il programma sembra pensino che prima di arrivare su quel palco tu facessi un'altra cosa. Un concetto, questo, che avevo condiviso anche con Enrico Ruggeri. In realtà già cantavo, e le collaborazioni musicali che esistevano prima sono quelle che hanno permesso la realizzazione dell'album, oggi. Ripeto: la Sony ha apprezzato i brani che gli abbiamo fatto ascoltare (e di questo devo ringraziare anche la Magnolia). Poi è bene sapere che non è avvenuto tutto così in fretta. Anche perché quando sono uscita dal talent, la casa discografica avevo già ascoltato il pezzo inedito. Li avevamo preparati con un paio di settimane d'anticipo. Quindi...».

Essendo la prima ad uscire con un album inedito non ti fa pensare che forse la Giusy Ferreri di X-Factor 2009 potresti essere tu?
«Magari! Mi piacerebbe un sacco. Devo dire, comunque, che sono rimasta sorpresa. Quando sono stata eliminata, non essendo riuscita a cantare neppure l'inedito, pensavo che avrebbero sfruttato solo le cover. Magari avrebbero potuto raccogliere quelle più popolari in un album».

E invece?
«E invece no. Presentando il mio materiale, be', loro hanno accettato di pubblicare gli inediti. Un atto di grande fiducia nei miei confronti».

L'atto di fiducia è verso i brani. Difficile dubitare di una voce graffiante e poco comune come la tua. Da dove ti esce fuori tutta questa 'ruggine' vocale?
«Pensa che canto fin da quando ero piccola. Mio padre suonava la chitarra, e aveva i suoi gruppetti. Mia madre, be', anche lei era molto 'canterina'. E perfino un po' hippy. Attorno ai tredici anni avevo già una voce piuttosto 'black'. A quattordini cantavo brani di Giorgia e il r&b americano...».

Poi cos'è successo?
«Inizialmente avevo una voce normale, da ragazza. Ma a diciotto anni si è abbassata totalmente. E da soprano sono diventata un contralto. Insomma, è la voce più scura per una donna».

Qual è stata la tua prima reazione?
«L'ho vissuta malissimo. Non arrivavo più alle note alte e questo mi faceva soffrire. Per due anni non ho cantato. Poi, però, ho scoperto un mondo tutto nuovo fatto da Lauren Hill e Nina Simone, cioè da 'vocioni' molto scuri e forti capaci di fare grandi cose. Quindi ho recuperato il tempo perso».
Una voce profonda e intensa, la tua, che si colloca bene in questo piccolo universo 'nero'.
«Così m'imbarazzate. Le descrizioni che fate di me sono molto belle».

La particolarità della tua voce, in trasmissione, è stata ben utilizzata nell'interpretazione di brani altrettanto particolari. Canzoni che è difficile ascoltare ancora in una prima serata Rai. Merito di Morgan?
«A lui devo davvero tanto. Se il mio percorso ha portato a un'evoluzione, il merito è soprattutto di Morgan e delle sue scelte, che nella maggior parte dei casi si sono rivelate azzeccatissimi anche quando apparivano come degli 'azzardi'. Inoltre, in questi mesi, sono molto cresciuta come interprete».

E come autore?
«Raramente scrivo canzoni. Suono abbastanza bene il pianoforte, e anche la chitarra. Ma scrivere, no. O almeno non molto. Però ho imparato ad apprezzare la musica italiana. Ho sperimentato il piacere di cantarla. Sia chiaro, la musica italiana l'ho sempre ascoltata. Anche perché i miei genitori sentivano molto Guccini, De Gregori, Battisti...».

Nonostante questo?
«Be', cantavo solo in inglese. Ma ora è scoppiata la passione per le canzoni italiane. E scoccata la scintilla. E buona parte del merito è di certi testi. Bellissimi. Comunque, come dicevo poco fa, alla fine non scrivo canzoni. Lascio questo compito a chi sa comporre meglio di me».

Sembri la stessa ragazza di sempre, piuttosto solare e diretta nella tua semplicità. La televisione, però, è una macchina che offre popolarità. Ed è capace perfino di degenerare chi l'attraversa. Ti senti cambiata?
«Sono la stessa di sempre. Qualcosa, forse, è cambiato. Credo di aver superato certe insicurezze passando oltre quel velo che calava tra me e le persone attorno. Una distanza che si creava nonostante fossi molto aperta e spesso sorridente. Questa esperienza mi ha quindi aiutata a vivere meglio la vita di tutti i giorni. E anche la reclusione mentale della vita in X-Factor mi fatto apprezzare di più le cose belle. Ora è come se questo velo con l'esterno fosse stato rimosso».
Anche il tuo look, in pochi mesi, è stato rivoluzionato. Sei passata dagli abiti hippy a quelli da 'donna'. Cosa è rimasto, ora?
«Quello è stato un gioco bellissimo. Il palcoscenico permette infatti di rivistare e creare noi stessi, nuovi ogni volta. Una cosa che nella quotidianità non è certo possibile. Sì, alcuni di questi cambiamenti hanno avuto anche un riflesso nel mio vivere di tutti i giorni. Forse mi sono portata dietro quel tocco di femminilità in più. Ma resto sempre e comunque me stessa. Del resto sono sempre molto affezionata ai jeans, alle All Stars e alle magliette anni 70...».

Com'era la vita dentro al loft?
«Abbiamo sempre vissuto benissimo. Non credo che la produzione abbia fatto dei profili psicologici di ognuno di noi, prima di metterci insieme. Ma sembrava d'essere stati 'abbinati' a perfezione. Alla fine erano tutti molto carini, educati, garbati. E c'è sempre stato rispetto reciproco. Insomma, è stata una bellissima esperienza di convinvenza, senza isterie o rotture di scatole».

E' vero che la notte ti svegli, parli, cammini?
«Eh eh eh, tutto vero. Ero l'incubo di Matteo, poveraccio... Lo svegliavo ogni notte. Purtroppo sono sonnambula. Tutte le persone a me più vicine hanno testato questo mio comportamento. Di notte mi sveglio, cammino, parlo e strillo anche. Insomma, ci vuole davvero un 'cuore forte' per potermi sopportare. Ma è una cosa che non posso controllare».

A proposito dei colleghi concorrenti: hai mai avuto la percezione che qualcuno sia stato favorito? Penso ad esempio al privilegio dei concerti, che ha toccato solo tre dei semifinalisti.
«Credo che in qualche modo siamo stati tutti 'pubblicizzati' e 'pompati' dalla produzione. Chi prima, chi dopo. Non ho mai avuto la percezione che qualcuno abbia subito dei torti. Né ho visto preferenze. Logicamente, giunti a pochi passi dalla finale, organizzare concerti per i concorrenti rimasti è anche un modo per avvicinare il pubblico. E' normale che, per chi arriva in fondo, ci siano più opportunità. E' un percorso che va a salire, e lo trovo legittimo. Poi, quella, è tutta gente fantastica. Lo dico senza buonismo. La produzione, la redazione, la sartoria, Luca Tommassini e l'assistente Daniela... Insomma, con loro ho trascorso tre mesi fantastici».

Appena uscita da X-Factor hai tenuto un concerto. Ci sarà anche un tour il lancio dell'abum?
«Non credo. L'emozione per quel primo concerto è stata fortissima. Eravamo sulla spiaggia e, nonostante il freddo, è stato bellissimo. Soprattutto perché sul palco non ero sola. C'era la mia band. Spero che questo sia il primo di tanti altri concerti. Di tour legati alla promozione dell'album, però, ancora non si parla. Forse è troppo presto. Questo è un destino che tocca agli artisi affermati. E io sono solo all'inizio».

Qualcuno ha però ipotizzato l'organizzazione di un tour estivo di X-Factor con un gruppo selezionato di concorrenti.
«Non ne so niente. Ma sarebbe fantastico. Una meravigliosa 'rimpatriata'. Anche perché, per molti aspetti, la vita dentro il programma ha assunto la dimensione scolastica. Sembrava di essere in gita da tre mesi...».

Chissà cosa ne pensano i tuoi ex compagni. Del resto la parola non ti manca. E non risparmi neppure una risata.
«E vabbè, dai, sono fatta così. Però devo essere presa a piccole dosi...».

Con questo ti salutiamo. Con la promessa di risentirci dopo l'uscita dell'album.
«Sono sempre qua. L'album? Spero vi piaccia. Sono consapevole del fatto che gli emergenti incontrano sempre un po' di difficoltà nel proporsi al pubblico. Difficile farsi capire. Qualcuno ha anche la paura di scivolare sulle cose 'già sentite'. Credo però che per quel che mi riguarda, be', penso di aver fatto un buon lavoro, conseguenza di anni e anni di musica. Ho avuto quest'opportunità grazie ad X-Factor. Ma ora che c'è un cd che sta per uscire, sappiate che non è una cosa cotta e mangiata. Tengo a ribadire che ogni pezzo ha una storia. Ogni pezzo fa parte della 'mia' storia musicale. Insomma, è un lavoro che ha un'anima».

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venerdì 3 aprile 2009

altan, intervista nel mar delle blatte

a bologna, più esattamente al museo della musica, fino al prossimo 19 aprile resterà aperta la mostra di altan, il mar delle blatte. di questo ci parla rosa carnevale nella recensione di questa settimana pubblicata nella sezione in fumo del quotidiano exibart.

approfitto di questo evento per riproporre un'intervista ad altan che risale a un po' di anni fa -non troppi per la verità- e che ho raccolto nelle sale del museo del fumetto di lucca quando ci si avvicinava all'inaugurazione della nuova sede di piazza san romano. lui, persona cordiale e modesta, dopo la chiccherata seguì sua moglia fuori, là in piazza. lei, donna indispensabile, suggeriva indicazioni sul dove e come collocare sulla facciata del museo la sagoma della pimpa.

ecco l'intervista pubblicata sempre su exibart, ma onpaper...

Altan, hai utilizzato -e sperimentato- i principali strumenti di comunicazione. Alla fine, su tutti, hai preferito il fumetto.
E' un conseguenza naturale. La mia prima attività è stata infatti il disegno. Disegnavo fin da bambino. Da allora non ho mai smesso. Solo successivamente sono arrivate le "parole", il teatro, i cartoni animati...

Per comunicare con efficacia non è sufficiente saper disegnare. Ci vuole passione o anche talento?
Prima di tutto è necessaria la passione. Il talento è difficile da valutare. C'è quando ti è riconosce. A disegnare, invece, si può anche imparare.

Avere una buona mano aiuta...
Sicuramente. E' importante riuscire a controllare il segno. Ma se c'è la passione e il desiderio di portare avanti ricerche sempre nuove, beh, alla fine si raggiungono gli scopi. Guarda ad esempio la Pimpa. I disegni di trent'anni fa sono molto diversi da quelli di oggi. Il segno cambia perché è legato a gesti e movimenti che diventano sempre più sicuri e decisi.

Il tuo debutto come disegnatore risale agli inizi degli anni settanta, con Trino. La striscia fu pubblicata per la prima volta su Linus?
In Italia sì. Ma Trino era già stato pubblicato in Brasile, dove ho vissuto per alcuni. Pensa che l'allora direttore di Linus, Oreste del Buono, pensava fossi brasiliano a causa di un accento acquisito con la mia permanenza in sudamerica.

Negli stessi anni nasce Pimpa. Come ti è venuta in mente l'idea del cagnolino a pois rossi?
Stava per nascere mia figlia. Ero preoccupato. Pensavo a come avrei potuto giocare con lei. Alla fine ho pensato di utilizzare i "miei giocattoli": penna e carta. Ho iniziato con I libri di Kika e poi con la Pimpa, pubblicata sul Corriere dei Piccoli.

Anche il Museo Nazionale del Fumetto di Lucca ha dedicato una sala a Pimpa. Recentemente sono usciti nuovi episodi in tv. Perché ancora oggi questo personaggio piace così tanto sia ai bambini sia agli adulti?
Avendo creato la Pimpa insieme a mia figlia ho imparato le caratteristiche del linguaggio dei piccoli. E l'ho fatto mio, perché continuo a utilizzarlo anche ora che mia figlia è cresciuta. Tutto ruota attorno al gioco di colori e alla semplicità delle linee e dei personaggi. Questo linguaggio tiene conto anche dei genitori, che leggendo le storie ai bambini non si annoiano e trovano sempre qualcosa di interessante.

Il magico mondo di Pimpa si contrappone al realismo del Cipputi. In questi trent'anni hai mai sofferto per il contrasto di questi due registri narrativi così diversi tra loro?
All'inizio è stata una necessità d'espressione. Poi ho imparato a gestire le due cose. Nutro interesse per entrambi i mondi, senza che questo mi provochi contrasti. Anzi, avviene tutto con naturalezza. Un giorno racconto la realtà degli adulti e il giorno dopo il mondo di Pimpa. Non c'è niente di strano in tutto questo.

La tua produzione satirica si distingue per la sintesi grafica e di linguaggio. Una scelta stilistica che richiede impegno.
In questo tipo di lavoro inizio pensando alla battuta. Prima c'è l'idea. Ogni volta, prima di disegnare, è già chiaro nella mia mente il personaggio che dirà quella battuta. Nelle vignette niente è lasciato al caso.

Disegni i bambini con gli occhi spalancati e gli adulti con le palpebre chiuse per metà. Perché?
Beh, di fronte agli eventi i bambini dimostrano sempre grande sorpresa. Mentre negli adulti c'è assuefazione a tutto. A volte sono tristi, altre volte cattivi. Ma fai attenzione ad Armando, il padrone e amico della Pimpa. A meno che non stia per addormentarsi ha sempre gli occhi bene aperti.

Qual è il ruolo della satira?
Se ben fatta semina dubbi, minaccia le certezze e libera i sentimenti nascosti facendo esplodere idee e riflessioni nuove.

Esistono autori satirici di destra e di sinistra?
Sì. Il satirico non è colui che colpisce a 360 gradi. Se uno è contro qualcosa significa che è anche a favore di qualcos'altro...

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